Dopo la guerra.

Episodio in spiaggia.

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    Supreme Digimon

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    “Solitamente siamo abituati a leggere delle storie lineari.
    Esse hanno un inizio, bene o male definito, una parte centrale, ovvero, un susseguirsi di vincente che portano all’inesorabile fine. La morte di un cattivo, la liberazione di una patria o, in questo caso, la fine di una guerra. Sempre se di guerra si tratti.
    Ma che le vicende siano vere o false, esiste la sola certezza che i personaggi all’interno delle vicende siano attori, maschere.

    E ora che la fine è conclusa, le luci si spengono e il palcoscenico ora è vuoto. Diamo vita ad una nuova storia, ad una nuova vita.”


    ________________________________________________

    Le onde del mare si infrangevano ritmicamente tra le bianche spiagge di Napoli, una ragazza dai lunghi crini argentei legati da una lunga treccia, leggeva un libro scritto a mano da antichi Magus. Non aveva bisogno davvero di leggerlo, ormai lo conosceva a memoria in ogni suo dettaglio, sbavatura e punteggiatura, era l’unico che le era rimasto dalla scorsa vita in America. E da allora sembrava essere passata un’eternitá.
    Sfogliava il vecchio tomo ingiallito con estrema delicatezza per paura che una pressione più pronunciata o una folata di vento leggermente più impetuosa bastasse per strappare via le pagine, o peggio, disgregarle e farle volare via nell’etere.
    Ella esa seduta su una sedia, accuratamente “presa in prestito” dal bar poco più distante che si apriva in un ampia piazziata in parquet verso il mare stranamente tranquillo per la stagione invernale.
    Uno dei suoi due occhi, quello color brace, cozzava con quella pallida e quasi lattiginosa luce solare che dava un effetto grigio e pacato, mentre l’altro si sposava con l’ambiente e la stagione, in una lotta continua ma che coesistevano nella stessa natura.
    La ragazza era coperta da un vestitino a due pezzi di un materiale elastico e impermeabile di un blu notte che le lasciava scoperte gambe e braccia, nonostante il cielo non fosse del tutto terso, per non perdere comunque il suo bel pallore nobiliare aveva con sè un piccolo ombrello da sole che teneva poggiato sulla spalla, sembrava aspettare qualcuno e, se fosse stata impaziente, non sembrava darlo a vedere mentre sorseggiava tranquillamente un cocktail dai colori fin troppo accesi con uno spicchio di limone sopra per regalare alla bevanda un tono più acidulò.

    «Pensi che verranno?»

    Poco lontana da lei, rannicchiata sotto un ombrellone ben più grande e con le spalle coperte da un telo colorato fatto a mano c’era una ragazza, più o meno della stessa età della maga. Nonostante anche lei sembrava nascondersi dal sole in maniera più impaurita e timida.
    Mentre Blair sembrava far trapelare sicurezza anche in situazioni disperate, l’altra non solo non aveva alcun tratto particolare risultando un po’ scialba e povera con i suoi occhi di un marrone ambrato e i capelli arruffati e castani, ma sembrava molto più insicura e timida, quasi facendosi trascinare dalla sicurezza della compagna e si fidasse di lei per una qualche ragione.
    Solitamente erano i Servant che proteggevano i loro Master, che andavano in prima linea a combattere e, quasi nella totalità delle volte, a (ri)morire su nuovi campi di battaglia ma qua la questione era diametralmente opposta a quello di cui si era soliti pensare. Blair era quella che, non solo pianificava, ma che scendeva in campo sicura delle sue potenzialità e Aracne se ne stava nascosta ad aiutare in qualche modo.
    O almeno è stato così fino ad ora e sembrava aver funzionato in un modo o in un altro…
    La Caster era molto più in crisi dell’amica, agitata cercava conforto disegnando piccoli cerchi sulla sabbia oppure giocava con qualche ragnetto che cercava di tenere compagnia alla “madre” zampettandogli intorno alle mani con fare allegro.
    Di tanto in tanto gettava pensierosa un’occhiata all’americana o al mare poco distante.

    «Non saprei dirti, spero di sì.»

    Le rispose come se non la preoccupasse per nulla ciò, anzi, l’annoiasse. Per un attimo ad Aracne venne in mente l’immagine di un gatto che sbadiglia disinteressato a tutto. Solitamente era abituata a vedere là Master così anche solo di facciata ma che in realtà nella sua testa c’era in atto una continua partita a scacchi con il destino che a volte aveva il volto di un nemico, altre di una situazione o di una guerra ma ora sembrava proprio non voler pensare a nulla e rilassarsi.
    Aracne annuì mesta stringendosi sulle spalle la tovaglia molto più insicura di mostrare il suo corpo e rimanendo in quell’angolo o ombroso sperando che nessuno la notasse più di tanto.
    Aspettando l'arrivo degli altri componenti
     
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    Una spiaggia per lo più deserta che s'affaccia sul calmo mare, uno sciabordio costante e lo stridio dei gabbiani rappresentano complessivamente il paesaggio che fiancheggia la statale.
    Non è mai stato un tipo vacanziero, se si potessero definire così i momenti dove, tra un lavoro e l'altro, non era impegnato e poteva prendersi del tempo per se.
    Si farebbe piuttosto qualche domanda sul fatto che, magari, non era nemmeno usanza all'epoca prendersi la giornata per andare al mare, sdraiarsi sotto un ombrellone e godersi la tranquillità del momento, conscio che non ci sarebbero stati bambini schiamazzanti pronti a deturpare la quiete.
    Erano altri tempi, quelli.
    Eppure, oggi, per qualche motivo, ivi sarebbe recato.
    Il rombo della moto andò ben presto ad occupare ogni onomatopea in quell'ipotetico riquadro che vede il sicario viaggiare sulla strada deserta sino a raggiungere la zona parcheggi.
    Non c'erano altre automobili, probabilmente erano tutti venuti a piedi o con la corriera.
    O magari avevano l'autista personale, come quel simpaticone di Enzo.
    Tant'è, parcheggia la moto in bella vista, sia mai che qualche furbetto non fosse passato a reclamarne la proprietà, per poi strizzare gli occhi ed osservare verso la dorsale sabbiosa, alla ricerca di qualche volto famigliare.

    < Che cazzo ci sono venuto a fare qui. Non vedo nessuno. >

    Intanto, al fianco suo appare una figura familiare e ben nota. Infradito fatte di pagliuzza e miracoli, pantaloncini corti a tema floreale ed una camicetta bianca, sbottonata e stropicciata. A tracolla sorregge un borsone, del quale contenuto ancora s'interrogheranno i lettori.

    < Facciamo progressi, Gualtiero. Mai mi sarei immaginato di essere invitato ad una rimpatriata. Mi sto emozionando. Comunque qualcuno c'è, mia figlia Blaire e mia figlia Aracne. >

    Un brividino percorre la schiena dell'irsuto uomo che, al sentire quei due nomi, non può che avere qualche rimando psicologico ad un preciso momento della sua esistenza in questo piano narrativo.
    Fortunatamente, sono solo pensieri che vengono ben presto scacciati quando Caino s'appresta a scendere la piccola scalinata che separa il rialzo stradale dalla spiaggia sottostante.

    < Sigh... >

    Non sa nemmeno se mettersi in costume, l'uomo.
    E' in bilico tra il mantenere un certo distacco da tutta quella mondanità a cui è estraneo, benché di fatto sia l'unico mondano lì in mezzo.
    E quindi lì rimarrà, per il momento, mentre il più ben spigliato e preso bene Caino già ha raggiunto le due ragazze.

    < Che bello vedervi qui, ne è passato di tempo! >

    E se da un lato Gualtiero fatica ad uscire dal personaggio, Caino è decisamente più a suo agio di godersi questa meritata vacanza dall'essere il nemico numero 1 dell'umanità... ma quanto sarebbe durato?
     
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    Enzo De Falco & Constantin

    Tamburella l'indice ed il medio sul ginocchio, seduto sul sedile posteriore in velluto della berlina su cui sta viaggiando a velocità moderata. In radio un simpatico swing accompagna il viaggio verso la meta, decisamente inusuale per un ratto di laboratorio come lui, abituato a passare le giornate segregato sottoterra o in una serra a svolgere i suoi esperimenti o, al più, a contrattare con loschi figuri che difficilmente poteva definire come una piacevole presenza della sua vita.
    Ma oggi era una giornata diversa, finalmente, tanto che sul viso di Enzo era dipinto un sorriso più genuino del solito. Non la solita incurvatura delle labbra verso l'alto di cortesia che aveva imparato a tenere quando s'interfacciava con praticamente chiunque, facendo letteralmente buon viso a cattivo gioco. No, quello era un sorriso genuino, speranzoso, divertito persino all'idea di quanto sarebbe potuto succedere. E le dita continuano a seguire il ritmo della canzone, di tanto in tanto addirittura mima il motivetto con la voce.

    ...ho un sassolino nella scarpa ♩... du-de dum... ♩
    Si allegro oggi eh, capo?

    La voce dal marcato accento napoletano che Andrew cercherà malamente di riprodurre per iscritto proviene dal sedile anteriore, dove un uomo corpulento di mezz'età sta guidando incurvato sul volante. Sposta gli occhi porcini sullo specchietto retrovisore per guardare il suo interlocutore.

    Certo, oggi è un giorno speciale. Incontro dei vecchi amici.

    Replica semplicemente, riprendendo a mimare il motivetto alla radio e continuando a guardare fuori dal finestrino.

    So' contento che jat a paria', ma stat accuort... che i Righetto ci stanno semp attaccati o' culo.
    Non ti preoccupare Sasà, nessuno mi disturberà oggi.

    E se anche qualcuno ci avesse provato, il suo amico avrebbe provveduto a sistemare le cose. Ma sperava davvero che non ce ne fosse bisogno, per una volta.

    ---

    Si fa lasciare nei pressi del parcheggio, dove l'autista passerà anche a riprenderlo ben più tardi, e scende dal veicolo con una borsa tra le mani. Indossa un completo color beige, scarpe eleganti sulla stessa tinta, una cravatta azzurra e un panama. Questo è il massimo del completo da spiaggia che Enzo può concedersi di indossare senza sentirsi troppo a disagio. Nota una motocicletta parcheggiata e la riconosce immediatamente, così come ne riconosce il proprietario poco distante. Ed è verso egli che si avvia con un sorriso cordiale, alzando una mano in cenno di saluto.

    Gualtiero Rivelli. Quanto tempo!

    Già, quanto? Non saprebbe dirlo in realtà, fatto sta che ogni schema e intrigo che potrebbe esserci stato in precedenza tra lui e l'uomo che ha di fronte è per lui oramai acqua passata.

    Non ero sicuro che saresti venuto... d'altra parte nemmeno io ero convinto, ma alla fine ho trovato il coraggio di farmi vedere. D'altra parte non potevo perdermi questa rimpatriata, ah ah.

    Commenta allegro, sbirciando poi verso la spiaggia.

    Ah, vedo che le organizzatrici sono laggiù, e se la miopia non mi inganna quello è Caino. Se non ti dispiace, vado a porgere i miei omaggi.

    Detto ciò supererebbe il buon signore e scenderebbe la scaletta, affondando le scarpe in spiaggia. Si ferma un attimo a respirare l'aria salmastra e ad accogliere la brezza marina, cogliendo l'occasione per una breve conversazione.

    Allora, non vuoi ancora farti vedere?

    Per un istante sembra che il secondogenito dei De Falco stia parlando da solo, ma ben presto una giovane voce che solo lui può udire gli risponde.

    Non sono pronto.
    Sei in imbarazzo per caso? Guarda che andrà tutto bene, e avrai sicuramente tempo per...
    Mi sto solo preparando.

    Un piccolo sorriso si dipinge sul volto dell'uomo. Nei giorni precedenti il suo Servant non aveva dato segno di essere particolarmente entusiasta all'idea di quella gita, rispondendo solo con un mugugno affermativo alla sua proposta di partecipare, ma il loro collegamento spirituale gli raccontava una storia diversa. Tuttavia non voleva metterlo in difficoltà, l'avrebbe lasciato agire con i suoi tempi.

    Fa pure con calma, intanto vado a salutare i presenti.

    Senza indugiare oltre, il buon Magus si avvicina al piccolo capannello già radunato.

    Bentrovati.

    Così s'annuncia avvicinandosi e togliendosi il cappello con la mano libera per appoggiarlo al petto, prima rivolgendosi alle signore nonché organizzatrici della "festa" come la buona etichetta insegna.

    Signorina Evans, signorina Aracne. Vi ringrazio per il gentile e apprezzato invito. Vogliate accettare questo omaggio.

    China appena il capo in cenno di ringraziamento e poi sfila la borsa a tracolla dalla spalla, da cui estrae una delle tante bottiglie di vino contenute all'interno della borsa magicamente espansa.

    Direttamente dalla cantina De Falco, un regalo per tutti voi.

    Porge il regalo con un sorriso, e una volta che sarebbe stato accettato si sarebbe rivolto verso l'altro presente. Ricordava bene la fastidiosa sensazione nel stargli vicino, ma era abbastanza nel pieno delle sue facoltà e abilità di schermatura da poterla mitigare, almeno per ora.

    Signor Caino. In forma come sempre.

    Si limita a dire, rivolgendo anche ad egli un cordiale cenno del capo.

    Poi al suo fianco, finalmente, qualcuno appare. Un giovane ragazzo dalla carnagione pallida e dai capelli mori leggermente riccioli, in un costume da bagno nero e ciabatte dello stesso colore ai piedi. Sugli occhi, un paio di occhiali da sole a coprirne lo sguardo.

    Uhm... ciao.

    Mormora Constantin senza guardare nessuno dei presenti negli occhi, il capo leggermente inclinato verso il basso, difficile capire se per imbarazzo o no. Per qualche istante non trova null'altro da dire, poi riprende a parlare.

    ...io vado laggiù.

    Alza il braccio e punta l'indice verso il mare, per poi superare i presenti a passi decisi e sguardo basso.
    Si ferma esitante a pochi passi dal bagnasciuga, e osserva il mare.

    ...

    Contempla la situazione per vari secondi, incerto. Lo sciabordio delle onde gli imprime calma, rallentando i battiti di un cuore già lento di suo che, per qualche motivo, ora cercava di correre.
    Le sue uniche esperienze con l'acqua constavano nell'accogliere sulla sua pelle il pianto del cielo, correndo nel fango tra una trincea e l'altra mentre sperava di non essere colto in pieno da un proiettile. Anche il giorno in cui quella speranza s'era fatta vana pioveva a dirotto. L'orribile sensazione del suo corpo martoriato abbandonato nella melma non era stata lavata via da quella pioggia, e quando aveva riaperto i suoi occhi maledetti grosse e dolorose gocce di pioggia li avevano subito bagnati, costringendoli a richiudersi. E quando aveva posato il suo orribile, maledetto, disgustoso sguardo su sua madre e sua sorella, condannandole per sempre... ancora il cielo lacrimava, mentre rivoli d'acqua correvano lungo il suo mantello e il suo volto mischiandosi alle lacrime. Quello era il suo ultimo vivido ricordo del contatto con una fonte d'acqua.
    Sapeva che un'anima nera come la sua non avrebbe potuto essere mondata nemmeno dalla più pura delle fonti, e il pensiero di immergersi non lo aveva mai più nemmeno sfiorato. Ogni temporale era soltanto un monito, un ricordo del sudicio che portava addosso e che non si sarebbe mai potuto scrollare. Ogni specchio d'acqua era soltanto un'occasione in più per osservare il suo riflesso e vedere la bestia che era divenuto.
    Tuttavia, per qualche ragione, da quando aveva saputo di quel piccolo giorno di vacanza un pensiero fisso si era formato nella sua mente: voleva cambiare le cose. Voleva provare... voleva combattere quella sensazione.
    Si sfila le ciabatte abbandonandole di lato e muove qualche esitante passo in avanti. Affonda i piedi nella sabbia bagnata, percepisce l'umido suolo a contatto con le piante e rabbrividisce.
    Fango. Corpi. Morte.
    Prende un respiro, resiste. La prima onda entra a contatto con i suoi piedi, bagnandoli per qualche istante prima di ritirarsi. La schiuma solletica le sue caviglie. Stringe i pugni... il contatto con l'acqua gelida è meno scioccante di quanto si aspettasse, forse complice il suo corpo già freddo. Resta lì ad accogliere la seconda onda, meno fredda della prima. Poi la terza, ancora meno fredda. Guarda verso il basso, le labbra si schiudono in un'espressione di stupore.

    E'... bello...?

    Le coste albanesi non l'hanno mai accolto quando era in vita. Non ha vissuto abbastanza a lungo per imparare a godersele davvero. Ma forse, oggi, avrà una nuova occasione. Resta lì in contemplazione, dimentico di tutto ciò che non fosse la ritmica sensazione dell'acqua sulle sue caviglie.




    Edited by ·Andrew· - 13/11/2023, 22:36
     
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    "I have a plain" cit

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    Saber
    Leo

    Tutto poteva essere così diverso tutto considerato. Quel calore felice che mi abbracciò alla fine del mio cammino con il mio primo ed unico amico. Eravamo andati nel male. Eravamo andati nell'oscurità. Eppure era stato un bel finale. Non mi era nemmeno importante di quale fosse stato il destino della guerra. Avevo ottenuto qualcosa che cercavo. Mi ero fuso a un eroe ed insieme forse un giorno avremo partecipato a un'altra guerra , ma non importava. Eravamo diventati un ideologia unica in un certo senso. Poco importava delle traditrici e di Caino. Ora non più.


    Sai aprire gli occhi con quella luce acceccante improvvisamente. Mi sentivo trascinare per il colletto della maglietta nera. Il mio sedere sentiva il frigolare della calda ed estiva sabbia mentre lo attraversava come una nave (nel deserto). Non era però un deserto. L'odore l'avevo già sentito un paio di volte. Era il mare. Quella era una spiaggia. Oltre alla maglietta indossavo dei bermuda color bianco. Alzai lo sguardo e notai come la gente ci fissava. Qualche attimo dopo sembrava rimuovere la memoria. Alzai lo sguardo ancora e vidi Saber nella armatura base. Quella bianca. Aveva dei bermuda neri sopra l'armatura. Mi cadde una lacrima commossa. Perchè? Non eravamo mica morti. Stavamo andando in spiaggia. Ah cosa ti serve il costume comunque? Non sei un armatura? Non stiamo mica andando a una spiaggia per nudisti, my lord. Riflettei un attimo. Ma tecnicamente tu vai in giro nudo sempre allora... Si bloccò di colpo come a riflettere su quella verità. Ha ragione, master, una vergogna che solo ora realizzo. Se non fosse che la memoria di me svanisce, probabilmente sarebbe alquanto imbarazzante ora. Dichiarò per riprendere l'avanzata verso il luogo del raduno. Già andavo a trovare...Si..:Chi andavo a trovare? Non ricordo...


    Cos'è questa scena. Forse è la morte? Forse è il regno dei servant? Forse è la mente aliena di Saber? Confuso. Per un attimo mi ero dimenticato della Guerra e di tutto il resto. Come in un sogno. Forse era solo quello...Un sogno.


    Saber aveva deciso di mettersi un cappello da contadino in testa. Ero sempre più perplesso. Realizzai solo in quel momento che le stava creando come varianti della sua armatura. Anche l'asciugamano che teneva sulla spalla. Perchè lo stavo facendo? Non aiutava certo a mimitezzarsi. Avanzavo ancora. Ehi...Saber... Si, master? Chiese continuando a trascinarmi. Noi perchè partecipiamo? Cioè tu sarai dimenticato appena si girano per un motivo...ed io...Non sono un tipo socievole... Ma si ricorderanno di me appena mi rivedranno , signorino. Inoltre per quanto la riguarda questo dev'essere un allenamento. Non può contare solo su di me e basta. Non una persona magnifica come lei signorino! Sospirai. Era così solare quell'armatura vuota. Letteralmente vuota.
    Avanziamo ed avanziamo attirando attenzione che poi svaniscono subito. Inoltre oggi, signorino...Imparerà a ... Alzai lo sguardo. A fare cosa? A tempo debito siamo arrivati. Allungo lo sguardo verso la gente più avanti. Alcuni nemmeno li riconosco. Ehi...Ma quello è Caino. Quanto odio...No perchè odio? Perchè mi è venuta la parola odio? Il dorso della mano freme. Sabero ti ordino di... Mi fermo. Era come un ricordo più forte, ma non ricordo perchè. Poi giro lo sguardo. Sull'acqua c'era un'altra figura a me nota. Non era morto per mano di...No perchè Saber dovrebbe uccidere qualcuno?


    Ok. La cosa diventa strana. Non capisco. Perchè dovrei voler star con loro. Colui che mi ha rifiutato. Colui che mi ha portato a ... Ed anche colui che ho contribuito ad uccidere per quanto un servant. Cos'è questo strano sogno. Un sogno dove ricordo. Ma non ricordo. E' confuso.


    Saber alza la mano e si sbraccia. Saluti a tutti voi prodi Master e onorevoli Servant. E' un vero piacere rivedervi!. Sono sempre più confuso. Mi sento tirare in aria. Mi tiene sospeso in aria per il colletto con una mano sola. Sono così leggero per un Servant? S-Salve Dico evitando gli sguardi. Quella ragazza però la conosco. Non ricordo dove l'ho vista però. Dev'essere passato un sacco di tempo dalla guer...No Guerra. Non è la parola che cercavo. Da quando ho conosciuto Saber. Ecco ora ha senso. Mi mette finalmente giù e per la prima volta in venti minuti posso camminare. Aspetta 20 minuti? Quand'è che mi ha iniziato a trascinare? Non lo ricordo. Forza signorino, socializzi un pò AHAHA Dice tutto entusiasta il cavaliere. No. Troppa gente. Panico.Unica soluzione andare verso il mare. Devo fare una breve discussione così Saber sarà soddisfatto. Ha uno sguardo strano Rider. Non so perchè. Anche tu non sai nuotare? Chiedo a quel punto.
     
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    « Gualtiero» / « Caino »



    Gualtiero osserva con visibile imbarazzo il proprio compagno che, con nonchalance degna del suo nome, si inserisce con poca fatica nel gruppo.
    Sta senza pensieri, forse su questo avrebbe molto da imparare.
    Tant'è che quando poco più tardi, completamente disattento al punto da non accorgersi di Enzo alle sue spalle se non nel momento dove egli si rivolse a lui, la sua immediata reazione fu quella di portare la mano alla cinta per prendere in mano la rivoltella.
    Arma da fuoco che ovviamente, non c'era.

    « AH! Enzo! Che bella sorpresa! »

    Sorride, sebbene dei piccoli spasmi al sopracciglio ne possano tradire la finta espressione di tranquillità.

    « Si, non ti preoccupare, mo scendo pure io...»

    Segue con lo sguardo Enzo che s'appresta a raggiungere il resto del gruppo, ritornando per un momento a ripensare a tutti gli avvenimenti che avevano condotto tutte queste persone a conoscersi nel bene e nel male.
    Ognuno era il protagonista della propria storia che sommandosi l'una con l'altra davano vita alle pagine di un libro, che non aspettava altro d'essere letto.
    Eppure quel contesto di tranquillità faticava ad imprimersi nel suo DNA, avvezzo com'era a situazioni pericolose dietro ogni angolo per lui era molto difficile distaccarsi anche solo per un istante.

    « Certo è che non posso stare qui fermo tutto il pomeriggio... »

    Appoggia la giacca in pelle sul manubrio della motocicletta, rimanendo in canottiera. Poi, s'appresta a scendere la scaletta per raggiungere gli altri, non mancando d'accendersi una sigaretta.




    Rimane lì ad osservare le due signorine, il buon Caino, affabile e sinceramente compiaciuto.
    E non può che essere contento nel rivedere altri volti che aveva imparato a conoscere.
    Enzo, che con cordialità si aggiunge al gruppo portando i doni della sua terra.
    Constantin che, nonostante tutto, ancora manteneva il suo solito distacco ma che la sua presenza era sufficiente a renderlo felice.
    Persino Agilulfo si era aggiunto alla festa, con cui ebbe modo, sebbene in sordina, d'entrarvi in contatto non solamente come avversari ma anche come persone.
    Osserva anche il ragazzo che va per il nome di Leo, il quale purtroppo ha avuto modo di conoscere solo parzialmente, avvicinarsi a Constantin per interagire con esso dopo averci timidamente salutato.
    Ed osserva anche Gualtiero avvicinarsi goffamente al gruppo, camminando con le mani in tasca e la sigaretta in bocca fino a raggiungere il grosso delle persone.

    « Eccoci qua. »

    « Alla buon'ora! Stavo per venirti a raccattare! »

    Non ribatte, anzi, quello che fa è avvicinarsi ad Enzo e senza troppi complimenti s'avventa su una bottiglia di vino.

    « Normalmente si beve per dimenticare, ma di certo ci sono alcune cose che proprio non possono essere dimenticate, quindi si beve e basta. Tra l'altro Enzo caro, c'è una cosa di cui dobbiamo parlare dopo... riguarda un certo giardino malmesso. Ma non voglio rovinare la festa, anzi, questa bottiglia la dedico a tutti i presenti e a tutti quelli che vorranno arrivare... e basta, ho parlato abbastanza. Salute. Ciao ragazzina, ciao signorina e ciao cavaliere.»

    Si volta poi verso i due in riva al mare.

    « E CIAO ANCHE A VOI! QUA SI BEVE RAGAZZI, BEVIAMO! »

    E nel mentre Gualtiero da spettacolo solamente per dissimulare la sua poca inclinazione alle festicciole, Caino aveva già montato la griglia.
    Vi chiederete dov'era la griglia fino ad ora, e la risposta è solo una: chissà.

    « Se solo ci fosse qualcuno in grado d'accendere un fuoco... »

    Non che Caino non ne fosse in grado, ma perchè non rendere il tutto un canonico lavoro di squadra?



     
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    Il richiamo dei gabbiani si mescolava con l’odore di salsedine e l’umido dell’aria invernale. Accostamenti di suoni e profumi che Blair non credeva che avrebbe mai saggiato in vita sua.
    Fortunatamente l’americana era anche aperta alle novità e avrebbe potuto dire che tutto ciò non le dispiaceva, forse delle nuvole a minacciare una tempesta che mai sarebbe arrivata sarebbe stata la ciliegina sulla torta, ma non tutti avrebbero apprezzato quel sublime scenario che avrebbe di certo immortalato un Turner, così invece di inebriarsi dell’aria ricca di elettricità si sarebbe certamente accontentata di questa visione.,
    Sorseggiò tranquillamente il suo drink mentre Aracne mugugnava qualcosa in greco antico che là Master ignorò, sfogliando la pagina ingiallita e rovinata del tomo.
    Quella quiete venne finalmente spezzato dall’arrivo dei primi due invitati, già conosciuti in passato nel bene e nel male.
    Caino sembrava… come dire… rilassato, parlava alle due ragazze come se fossero amiche di vecchia data, ma, vista l’opinione positiva che si era fatta del servant ne alla servant ne alla master ciò diede fastidio.

    «Vuoi un drink? Sono ottimi te lo posso assicurare.»

    Disse per prima Blair con quel suo sorriso felino, agitando lievemente il bicchiere ormai mezzo vuoto.
    La Caster invece si ritrovò a mugugnare nuovamente qualcosa a bassissima voce, arrossendo senza riuscire a guardare negli occhi l’assassin in tenuta da bagno.

    «hey, è da quel pomeriggio che non ci vediamo… più o meno.»

    Si strinse la tovaglia che le copriva il corpo ancora rannicchiato sotto l’ombrellone, e iniziò a prendere coraggio per dire qualcosa all’altro Servant, ma il tempo di riempirsi i polmoni di aria, armarsi di risolutezza e finalmente alzare il suo sguardo ambrato per guardare l’altro dritto negli occhi che… erano già arrivati anche i secondi ospiti, sta volta con un offerta da portare alle organizzatrici.
    Blair osservò in silenzio lo strano servant che si era presentato per poi rimanere come un’ombra a fissare l’oceano tornando in un secondo momento verso il secondo Master con cui aveva avuto davvero poche occasioni di interloquire come si deve.

    «Non dirò che non è stato apprezzato, un buon vino è sempre la scelta più saggia per…»

    Ma non finì di parlare notando come Gualtiero si era preso di una strana e febbricitante euforia prendendo il vino e iniziando a fare baldoria, mentre Caino iniziava a scaldare la griglia per il party, visto che altra gente arrivava, più di quanto Blair si aspettasse davvero. (Ma senza di esse che razza di episodio in spiaggia sarebbe?)
    L’americana dagli occhi eterogenei osservó divertita la reazione dell’ormone e presa dal suo folle entusiasmo, finalmente, posò il suo drink e il libro che stava leggendo e si alzò dalla sedia a sdraio, mostrando a tutti non solo la sua altezza nella media ma quantomeno il suo corpo perfetto (non so quantomai tempo potesse essere visto bene), portò dapprima le mani sui fianchi vedendo dove Gualtiero volesse andare a parare e poi lanció un occhiata al suo “amico” Enzo, con ancora uno strano sorriso sornione ad illuminarle il volto.
    Prese la bottiglia dalle mani dell’omone e si allontanò di qualche passo.

    «Non vorrai mica fare l’ingordo. È un peccato di gola quello di finirsi una buona bottiglia di vino senza neanche offrire, poi magari da ubriachi potremmo anche fare cose che normalmente non faremmo.»

    Fece una piccola smorfia prima di bere un grande sorso direttamente dalla bottiglia. Inutile furono i richiami di Aracne che ora sembrava decisamente allarmata, ma il suo preoccuparsi per là Master cozzava con la voglia di voler stare con Caino e osservando un po’ lei è un po’ lui alla fine si avvicinò a quest’ultimo totalmente sconsolata.

    «Vuoi un gambriule? P-posso fartelo in pochissimo tempo… n-non mi costerebbe nulla, giuro!»

    Ma le novità non sembravano finite. Un altro ospite sembrò mettere piede già alla chiassosa spiaggia, tra griglie, bottiglie di vino rubate e ricordi dolorosi di vite passate, sembrava un caleidoscopio di avvenimenti diversi che coesistevano ma non si amalgamavano bene del tutto e per unire il tutto un ragazzino seguito da un cavaliere fece capolinea tra loro.
    La Master americana non lo notò subito, ma quando lo fece finí per concentrarsi su di lui, quasi perdendo l’allegria di prima perdendosi in ricordi.
    Lanció la bottiglia di vino a Enzo che era praticamente accanto a lei e lanciando un piccolo bacio con tanto di occhiolino ad entrambi si avviò verso la costa spumosa dove un Rider è un orfano sembravano fare una conversazione seria (penso cambi dal punto di vista).
    Blair si piegó verso il ragazzino, osservandolo, studiandolo, lo aveva già visto da qualche parte. In guerra? Non era sicura, eppure era lì con tanto di servant.
    Offrirgli un drink o del vino non sembrava la scelta più saggia così provó a comunicare con lui.

    «posso offrirvi qualcosa? Del gelato forse?»

    Non voleva escludere l’emo servant dalla conversazione ma era decisamente per il ragazzino la domanda, nel frattempo pensando a dove lo avrebbe potuto vedere prima di all’ora.
     
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